Riceviamo e pubblichiamo con enorme piacere un articolo di Dario Voltolini, uno degli autori ospiti dell’ultima edizione di Amabili Confini, con il quale lo scrittore rende omaggio alla sua esperienza a Matera e Pisticci.
Sono stato ospite a Matera e Pisticci nell’ambito del progetto “Amabili Confini”. E non saprei davvero come fare per ringraziare in maniera adeguata Francesco Mongiello e tutte le persone fantastiche che collaborano con lui e che con generosità totale mi hanno accolto e accompagnato nel mio purtroppo breve soggiorno.
Certo, il calore umano e la simpatia sono l’aspetto principale delle persone e della struttura che mi hanno così gentilmente invitato, tanto principale che quasi oscura il dato tecnico assai rilevante della solidità e particolarità del progetto che hanno allestito. Per me, che venivo per la prima volta in questi strepitosi luoghi (dopo anni di desiderio turistico misteriosamente mai soddisfatto), è stato un momento di grande emozione.
Emozione per i luoghi, finalmente visti e non da mero turista, bensì all’interno di un percorso comune con altri autori. Emozione per l’intelligenza progettuale, che connette molteplici realtà attive su un territorio sorprendente. Emozione per la gente incontrata e per i luoghi di questi incontri. Matera è un miracolo in terra, Pisticci un battito in più nel mio cuore.
Per un autore è assai gratificante essere “ricevuto”, poiché non sa mai – oppure lo sa sporadicamente – che destino abbiano le parole che ha scritto. Quindi entrare come ospite, ma anche come “collaboratore”, di un progetto così solido e disseminato, mi ha tonificato proprio in diretta relazione con il mio lavoro di scrittore. Un “ritorno” di questo tipo al “lancio” delle mie frasi scritte verso non so dove, mi riempie di allegria.
C’è poi una sottile corrispondenza tra la prospettiva di un tema come “Amabili Confini” e il senso del libro che sono venuto a presentare e che precisamente di confini (personali, emotivi, spirituali) tratta. È stato come un punto di tangenza fra due archi di origini diverse, il mio lavoro e il progetto che lo ha intercettato. Una gradevolissima combinazione.
Non posso non dire qualcosa dell’emozione che ho provato di fronte allo spettacolo vibrante di Matera.
Questa città, che a me è parsa extraterrestre, ha una forza interna impressionante e indefinibile. Il primo impatto è visivo, ma non passa molto tempo e la visione, furiosamente teatrale, lascia il posto a una comunicazione molto più stratificata, che scende profonda. La pulsazione che a poco a poco dalla città si trasmette a chi la vede e la percorre è lenta, è possente. Viviamo in un Paese che regala centinaia di emozioni di questo tipo. Matera è una vibrazione però del tutto particolare, perché ti prende subito come shock e poi anche come carsico movimento di seduzione.
Attorno alla scrittura, ma potrei dire in generale all’espressione artistica, ho visto convergere molte energie di persone, di intelligenze. A sostenere il tutto un senso profondo di comunità, non così facile da trovare altrove, in un Paese che peraltro potremmo dire che lo ha inventato. Di solito in un territorio queste energie circolano sì liberamente, ma anche in modo dissipativo e centrifugo. Al contrario, “Amabili Confini” mi è parso come un fulcro centripeto, magnetico, che alla dissipazione offre un punto di raccolta, di condivisione e di moltiplicazione.
Naturalmente non è tutto rose e fiori, e anche “Amabili Confini” ha i suoi difetti, anzi il suo unico grande difetto: cioè che l’ospite, a un certo punto, finisce che deve tornare da dove è venuto.
Dario Voltolini