da Amabili Confini | 17 Giu 2019 | Commenti, Edizione 2019
di Marinunzia Fanelli
Un autore, un libro e un luogo da rigenerare.
Un’associazione, “Amabili confini”, fondata da Francesco Mongiello, che pone al centro la cultura, quella vera, fatta di curiosità, confronto ed esperienza e il cui obiettivo è sincero, senza malizia alcuna: condividere, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini; includere, attraverso il coinvolgimento di ogni singolo; contaminare, incollarsi sulla pelle di coloro che hanno il desiderio, a loro volta, di un rinnovamento sociale.
Un insieme di racconti, scritti da giovani e meno giovani, provenienti dalle periferie della città. Storie, presentate dalla psicologa Maria Rosaria Salvatore, che cercano ripari, passioni, “orizzonti” e che, perfino attraverso le parole di un carcerato, dimostrano che, l’importante nella vita è avere sempre qualcosa da raccontare.
Due vecchi amici, una psicologa in erba, Marinunzia Fanelli, e uno scrittore, Roberto Moliterni, accomunati dalla passione per la lettura e dalle incursioni baricchesche.
In sottofondo la voce di Genoveffa Capuzzi che legge alcuni passi del libro, le cui parole riecheggiano per tutta la sala.
Tutt’intorno, un insieme di persone mosse dall’interesse e dalla curiosità di riscoprirsi nelle parole degli altri, perché, se ci pensiamo, i libri fanno un po’ questo: in qualche modo, ci rimandano parti di noi, ci aiutano a scoprirci e ad essere più consapevoli di noi stessi.
Come ha sottolineato Paolo Giordano nel corso dell’intervista tenutasi lo scorso 30 maggio presso l’aula magna don Tonino Bello della Parrocchia di Maria SS. Addolorata, ci sono dei libri che possono rivoluzionare le nostre vite.
Bern, il protagonista dell’ultimo capolavoro di Giordano “Divorare il cielo”, si è lasciato guidare dalle righe di Max Stirner, in “L’unico e la sua proprietà”. Un libro che lo aiuta ad aprire gli occhi, a “spalancarli”, come sottolinea lui stesso, a costruire dentro di sé la sua piccola rivoluzione interna.
Il suo desiderio è chiaro, è “l’assalto al cielo”, tanto che afferma con forza “noi dobbiamo divorarlo, il cielo!”.
Nel corso dell’intervista ci siamo molto soffermati su tale verbo, su questo “divorare”, che nella lingua italiana assume il significato di mangiare con voracità, con rapidità. Da questo titolo si spalanca la meraviglia di tale libro, che non parla solo di una storia di amore, ma della vita.
Attraverso l’esistenzialismo cupo che imprigiona i personaggi di questa storia, si snodano le essenze dei protagonisti, dapprima adolescenti, in seguito giovani adulti.
Se ci pensiamo, il termine adolescente deriva dal latino “alere”, che significa “nutrire”.
E chi nutre, dunque, gli adolescenti? I genitori, gli amici, la quotidianità fatta di piccole cose.
Molto, dunque, accende in noi questo divorare.
I personaggi del libro sembrano nutrirsi di tutto ciò che la vita può offrire: esperienze, libri, persone… una fame di conoscenza, una bramosia per ciò che non si è mai avuto. Una fame di tutto… che, forse, nasconde un profondo bisogno d’amore.
Le ferite dei personaggi, diventano un po’ le nostre.
L’assenza di un padre, di una regola che guidi e che insegni il desiderio, entro dei confini, che sia un contenimento per le forze rivoluzionarie che si attivano in tutti gli adolescenti; il rifiuto di una madre, le cui mani non sono pronte a salvare il figlio dall’insensatezza dell’essere al mondo; una guida autoritaria, che a modo suo, cerca di fare del proprio meglio per educare i ragazzi; amicizie e amore, che si costruiscono tra gli ulivi e la terra rossa della Puglia estiva.
Questa intervista ha permesso di costruire un’accesa discussione, che non ha generato semplicemente un momento, quanto un movimento.
Ognuno di noi è andato via, con la riflessione incollata sulla pelle, con una nuova esperienza di vita, con una nuova consapevolezza.
Francesco, ha decisamente raggiunto il suo obiettivo e gliene sono grata.
È stato bello poter assistere alla costruzione di un desiderio di conoscere, vivo, in tutti noi.
I miei studi classici contaminano molto il mio pensiero. Mi piace pensare che con Amabili confini si accendano i desideri. L’etimologia della parola è una delle mie preferite: è composta dalla particella privativa “de” e il termine “sidus-sideris”, che significa “stella”. Dunque, desiderio significherebbe “condizioni in cui sono assenti le stelle”. Il desiderio, come ci ricorda Recalcati, si genera da un vuoto, da un’assenza che tutti gli esseri umani vorrebbero riempire.
Per estensione, oggi, il verbo desiderare ha assunto, a partire dalla percezione della mancanza, il significato di moto e sentimento di ricerca appassionata.
Il mio desiderio? Che questo meraviglioso impegno di Amabili confini sia sostenuto e portato avanti. Che la mia città continui a crescere.
Matera, piccola chora informe, che, a poco a poco, prende vita.
Mather mea, piccolo grande esempio di resilienza: annientata, derisa, denigrata… eppure, rifiorita.
da Amabili Confini | 11 Giu 2019 | Edizione 2019, News
Lo scrittore il 13 giugno a Matera e il 14 a Irsina
Amabili Confini continua nel suo racconto collettivo delle periferie urbane. Il prossimo ospite è lo scrittore Daniele Mencarelli che sarà a Matera giovedì 13 giugno, alle ore 18.30, in slargo vico Giordano Bruno, a San Pardo. A dialogare con l’autore saranno Vita Santoro, antropologa, e Antonio De Sortis, traduttore letterario.
Venerdì 14 giugno, sempre alle 18.30, si replica nel chiostro dell’ex convento di San Francesco a Irsina, dove a dialogare con l’autore sarà la docente Francesca Gagliardi. Il venerdì mattina, alle ore 12, invece, al Liceo classico di Matera, lo scrittore parteciperà ad un incontro interamente autogestito dagli studenti. A dialogare con Daniele Mencarelli, coordinati dal professor Michele Andrisani, gli studenti Andrea Moramarco (IV A), Giammichele Micucci (IV A), Antonio Pio Lamacchia Acito (IV A).
Prima di parlare del suo romanzo “La casa degli sguardi” con cui ha vinto il XV Premio Volponi, Daniele Mencarelli, autore di quattro raccolte di poesie e da diversi anni impegnato in fiction per conto della Rai, si confronterà con i “veri” protagonisti di Amabili Confini, gli “scrittori di quartiere”, che hanno contribuito con i loro racconti a costruire una narrazione collettiva sul tema di questa edizione “Orizzonti”.
Lo scrittore, infatti, converserà con gli autori delle poesie scelte della sezione Amabili versi. È in questo modo che Amabili confini intende stimolare la partecipazione attiva degli abitanti facendone emergere le potenzialità narrative e conferendo allo scrittore ospitato il ruolo di “cittadino culturale temporaneo” nella Capitale Europea della Cultura 2019. Coordinatrice degli incontri di quartiere è Maria Rosaria Salvatore, a fare da filo conduttore la selezione di brani letti da Genoveffa Capuzzi.
È in questo contesto di interscambio di esperienze che Daniele Mencarelli parlerà anche del suo romanzo “La casa degli sguardi”. Il protagoniste è Daniele, un giovane poeta oppresso da un affanno sconosciuto, “una malattia invisibile all’altezza del cuore, o del cervello”. La sua esistenza sembra priva di uno scopo. È per i suoi genitori che Daniele prova a chiedere aiuto, deve riuscire a sopravvivere, lo farà attraverso il lavoro. Il 3 marzo del 1999 firma un contratto con una cooperativa legata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. In questa “casa” speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, sono molti gli sguardi che incontra e che via via lo spingeranno a porsi una domanda scomoda: perché, se la sofferenza pare essere l’unica legge che governa il mondo, vale comunque la pena di vivere e provare a costruire qualcosa? Le risposte arriveranno, al di là di qualsiasi retorica e con deflagrante potenza, dall’esperienza quotidiana di fatica e solidarietà tra compagni di lavoro, in un luogo come il Bambino Gesù, in cui l’essenza della vita si mostra in tutta la sua brutalità e negli squarci di inattesa bellezza. Qui Daniele sentirà dentro di sé un invito sempre più imperioso a non chiudere gli occhi, e lo accoglierà come un dono.
da Amabili Confini | 9 Giu 2019 | Edizione 2019, News
Amabili Confini, finalmente, apre le porte alla letteratura nei quartieri. La piazzetta della chiesa di Sant’Agnese è stato il salotto all’aperto in cui Rossella Milone ha incrociato racconti ed esperienze con gli “amabili” scrittori per diletto.
Nel cuore del rione Agna, uno dei quartieri più popolosi della città, il progetto di rigenerazione urbana, ideato da Francesco Mongiello, nella prima giornata di sole, ritrova la sua dimensione più autentica di racconto collettivo negli spazi pubblici della vita quotidiana. Sono state Erica Bocchi (16 anni, studentessa -autrice del racconto sorteggiato “Oltre”) e Isabella Marchetta (41 anni, archeologa – autrice del racconto “Perché l’orizzonte è una linea orizzontale”, scelto dal team di Amabili Confini), a confrontarsi con la scrittrice Rossella Milone sul tema “Orizzonti” che fa da filo conduttore all’edizione 2019 della rassegna.
Nel corso della serata, coordinata da Maria Rosaria Salvatore e accompagnata dalle letture scelte di Genoveffa Capuzzi, “voce narrante” di Amabili Confini 2019, sono stati letti anche i testi scritti dai bambini della Scuola Primaria “A. Manzi”. Poi è con Annalisa Montinaro, presidente dell’associazione Lo Sguardo di Omero e il docente Mimmo Calbi che Rossella Milone, coordinatrice di “Cattedrale” l’osservatorio sul racconto , ha parlato del suo romanzo “Cattiva”, in cui racconta l’accidentato processo che trasforma una coppia in una coppia di genitori. La scrittura materica e sensuale di Rossella Milone ritrae con esattezza la battaglia di emozioni che accompagna la nascita del primo figlio.
Positivo anche il debutto di Amabili confini a Policoro.Rossella Milone, nella Biblioteca comunale “Massimo Rinaldi”, presentata dagli amici del Presidio del Libro “Magna Grecia” , ha dialogato con Gabriella Orofino e con Alisya Galotto (14 anni, studentessa – autrice della poesia sorteggiata “Anime”) e Carmela Leone ( 71 anni, pensionata – autrice del racconto “Gli orizzonti della mia vita”, scelto dal team).
Il prossimo appuntamento di Amabili Confini è con Daniele Mencarelli, il 13 giugno a San Pardo a Matera e il 14 giugno nel chiostro dell’ex convento di San Francesco a Irsina.
da Amabili Confini | 6 Giu 2019 | News, Edizione 2019
Sarà Rossella Milone la scrittrice ospite del prossimo incontro di Amabili Confini nei quartieri. L’appuntamento con l’autrice è per venerdì 7 giugno, alle ore 18.30, a Matera, nella piazzetta della chiesa di Sant’Agnese, nel cuore del rione Agna, uno dei quartieri più popolosi della città. Rossella Milone dialogherà con Annalisa Montinaro, presidente dell’associazione Lo Sguardo di Omero e Mimmo Calbi, docente.
Sabato 8 giugno, sempre alle 18.30, si replica nella Biblioteca comunale “Massimo Rinaldi” di Policoro, dove a dialogare con l’autrice sarà Gabriella Orofino, insieme agli amici del Presidio del Libro “Magna Grecia” che hanno aperto le porte ad Amabili confini.
Com’è nello spirito del nostro progetto di rigenerazione sociale delle periferie, ampio spazio sarà data alle voci che arrivano dalle periferie urbane e sociali. Rossella Milone, si confronterà con gli autori dei due racconti brevi realizzati dai residenti della Macroarea Lanera|Rione Pini|G.Fortunato| Cappuccini|Agna, selezionati uno per sorteggio e l’altro dal team, esprimendo le sue considerazioni sul loro contenuto.
Nel corso della serata saranno letti anche i testi scritti dai bambini della Scuola Primaria “A. Manzi” di Matera. È in questo modo che Amabili confini intende stimolare la partecipazione attiva degli abitanti facendone emergere le potenzialità narrative e conferendo allo scrittore ospitato il ruolo di “cittadino culturale temporaneo” nella Capitale Europea della Cultura 2019. Coordinatrice degli incontri di quartiere è Maria Rosaria Salvatore, a fare da filo conduttore la selezione di brani letti da Genoveffa Capuzzi.
Tra un racconto e l’altro, Rossella Milone, coordinatrice di “Cattedrale”, l’osservatorio sul racconto, e autrice anche dei romanzi La memoria dei vivi e Poche parole, moltissime cose, parlerà della sua ultima fatica letteraria, Cattiva. Questo romanzo riesce in un’impresa impossibile: raccontare l’accidentato e recalcitrante processo che trasforma una coppia in una coppia di genitori. La scrittura materica e sensuale di Rossella Milone ritrae con esattezza la battaglia di emozioni che accompagna la nascita del primo figlio. «Le madri e i padri posseggono millenni di esperienza alle spalle, ma nessuno in tutta l’evoluzione umana è mai diventato un genitore perfetto». Perché un figlio è prima di ogni altra cosa una rivoluzione cognitiva, e quando è troppo presto per parlare d’amore forse è proprio il momento giusto per farlo.