
“Matera, Italia” racconta Amabili Confini
Servizio dedicato ad Amabili Confini all’interno della rubrica “Matera, Italia” del TGR nazionale e relativo alla puntata del 25.05.2019:
Servizio dedicato ad Amabili Confini all’interno della rubrica “Matera, Italia” del TGR nazionale e relativo alla puntata del 25.05.2019:
Ecco il servizio del TGR Basilicata andato in onda il 21 maggio 2019 e dedicato alla quarta edizione di Amabili Confini, con interviste allo scrittore Eraldo Affinati e a Francesco Mongiello, ideatore del progetto:
Ecco il servizio di TRM relativo all’incontro con lo scrittore Paolo Giordano a Matera:
di Costantino Dilillo
Lo scorso anno mentre giravo con la Nikon fra i quartieri della città mi imbattei per caso in una delle manifestazioni di Amabili confini; incuriosito ascoltai per un po’ i brani di un racconto, e voci, libri, lingue. Per questo ho letto il programma, quest’anno, perché ricordavo quelle voci, le facce attente, le parole nelle strade decentrate che percorro ogni giorno; gli ho mandato uno dei miei racconti sulle periferie e così ho partecipato all’incontro con Eraldo Affinati nel quartiere di Villa Longo.
Organizzato bene: lo spazio, i tempi, il ritmo, le domande ficcanti di Antonella Ciervo, l’impegno di Saverio Ciccimarra, la grazia della lettura di Genoveffa Capuzzi, gli interventi di Maria Rosaria Salvatore, la regia meticolosa e il riserbo di Francesco Mongiello. La sala piena, attenta, silenziosa, puntuale, un sacco di gente di ogni età – incredibilmente – accorsa a parlare di libri, a smentire con il corpo la leggenda furbesca che il pubblico voglia solamente l’alienazione della monnezza tivvù, che la cultura sia patrimonio elitario di pochi eletti (?) al centro del mondo.
Non è vero: le periferie esistono solo nella mente di chi le crea, di chi discrimina, di chi disprezza, di chi, preda di ossessioni identitarie, assegna a sé il primo posto – io, bianco, ricco, mandato da dio – e ad altri il secondo, il terzo e l’ultimo: il margine, il bordo, l’inferno.
L’inferno.
La risalita dagli inferi ce l’hanno raccontata a Villa Longo due ragazzi sfuggiti agli orrori dell’Africa depredata dagli Europei, quelli a cui si è dato il nome di immigrati, il marchio dell’infamia, della diversità, della non-umanità, quelli che non hanno diritto neppure alla periferia, neppure al bordo estremo di un barcone sgonfio, quelli da non guardare, quelli che neppure si vuol vedere in giro, ritti alle soglie dei templi del dio-merce, con il cappello in mano. Quelli che con la sola presenza già disturbano la nostra quietitudine.
La felicità ce l’ha raccontata Alice Rondinone, una piccola scrittrice di 15 anni che guarda il mondo con la certezza che la felicità debba esserci per tutti, qui, in questa vita, nell’attesa di percorrerla tutta.
L’impegno quotidiano di avvicinarsi alle culture – perché più che LA cultura esistono LE culture – del mondo che dobbiamo incontrare e conoscere, ce lo ha raccontato Eraldo Affinati, scrittore, insegnante, costruttore di ponti.
La vita umana in ciascuno dei luoghi dove palpita, concepisce una sua cultura e ciascun mondo è un mondo fra i tanti mondi; i tempi della cultura dominante e di quella subalterna e di quelle che, relegate nell’infanzia, non hanno voce, devono finire, tramontare per sempre. La “tolleranza” verso chi ha fedi o culture diverse è paternalismo, è la superbia di chi presume una propria superiorità: la tolleranza è mistificazione. Infante, dal latino, è il muto, colui che non ha parola: quante sono le culture, i mondi cui non si dà parola?
Sembrano passati i tempi in cui i libri finiscono all’indice, al rogo, alla censura preventiva, in cui il pensiero non conforme è una minaccia e va colpito, fermato, arginato, irriso, spento. Ma non sono mai morti, quei tempi: il ricordarli ci serva a tenere a mente che leggere è rivoluzionario, leggere è conoscere, leggere è allargare il pensiero oltre i confini del proprio pianerottolo.
Amabili confini mi è parso un forte laboratorio di propagazione del pensiero.
Ecco le interviste realizzate dagli studenti del Liceo Classico “E. Duni” di Matera che partecipano al progetto Alternanza scuola lavoro di Amabili Confini:
Scrittore ospite della rassegna
Autori dei racconti selezionati per l’incontro con Eraldo Affinati
Autrice della poesia selezionata per l’incontro con la scrittrice Mary B. Tolusso
Siamo in un’epoca che alcuni scienziati, all’inizio del secondo millennio, hanno definito col termine suggestivo Antropocene: i cambiamenti sociali, politici, ambientali che un’azione compulsiva e spregiudicata dell’uomo ha prodotto nell’arco di decenni. Un’azione che pone al centro l’uomo e i suoi interessi, il profitto e lo sviluppo forsennato, che trova terreno fertile nel relativismo, in un individualismo non sorretto da principi etici e che deroga a qualsiasi elementare nozione di umanità. Se ne vedono le tracce e le sue più bieche manifestazioni ogni giorno, nelle derive del razzismo e della xenofobia, nel deteriorarsi dei rapporti umani, nell’allentarsi dei vincoli di mutualità, nell’offuscamento del concetto di vicinato, destinato ormai all’oblio.
Per ritrovare la speranza in un mondo migliore, per uscire dall’indifferenza che permea sempre di più i comportamenti degli individui, occorre partire dall’educazione e dalla formazione delle nuove generazioni, introiettando i diritti civili e di cittadinanza, inculcando nella pratica quotidiana il rispetto dell’altro, il senso del dovere e della responsabilità, il riconoscimento delle proprie qualità e dei meriti altrui; instillando il ruolo fondamentale e più alto che la Cultura dovrebbe assumere, quello di abbattere ogni discriminazione e disuguaglianza rimuovendo ogni ostacolo che possa impedire la crescita e la realizzazione personale, come recita l’art. 3 della Costituzione Italiana.
Il percorso formativo proposto dall’Associazione Amabili Confini, che ricalca le linee guida di molte sue attività, si iscrive nel tentativo di fornire agli studenti gli strumenti per interpretare meglio la realtà sottoponendola ad uno sguardo critico e più consapevole, rafforzare la loro identità e la loro autostima facendo emergere quelle vocazioni che spesso non vengono opportunamente decodificate restando nell’ombra, orientarli verso nuovi interessi allargando la sfera delle loro conoscenze, rafforzarli nella convinzione che le barriere di qualunque tipo vanno rimosse perché impediscono di guardare oltre pregiudicando una visione più chiara e obiettiva, e che riconoscere e rispettare le diversità permette di muoversi più agevolmente in un mondo multiculturale e multietnico; rafforzare il loro senso di appartenenza ad una comunità, termine ormai abusato dalla retorica pubblica, innescando connessioni e allacciando relazioni sociali con gli abitanti dei quartieri in cui si svolgeranno gli incontri della rassegna di cultura partecipata Amabili Confini, scoprendo al contempo il vero significato del termine condivisione, del tutto estraneo a quello affermatosi nei social ed entrato nel linguaggio comune.
Gli studenti dovranno co-produrre una narrazione parallela a quella condotta dall’associazione promotrice dell’evento e che si concretizzerà nella creazione di un reportage e di un format che avrà come target di riferimento l’universo giovanile e come risultato finale un nuovo posizionamento del progetto nella fascia di età dai 16 ai 18 anni, superando una criticità emersa nelle precedenti edizioni. La rassegna Amabili Confini verrà, così, filtrata attraverso gli occhi dei ragazzi, descritta con le loro parole, rimodellata dalla loro creatività.
Gli studenti, nel percorso individuato, avranno la possibilità di:
– apprendere le tecniche principali su come strutturare e articolare un racconto breve mediante un lavoro di gruppo e con i testi prodotti partecipare ad Amabili Confini;
– acquisire le nozioni base sulle tecniche di ripresa e montaggio al fine di realizzare brevi filmati, videoclip e spot su Amabili Confini;
– intervistare i residenti dei per ricomporre frammenti di memoria del quartiere;
– individuare nuove modalità di interazione per favorire una maggiore partecipazione degli abitanti;
– scrivere un reportage mediante video-intervista ai migranti di Tolbà;
– realizzare un album fotografico con gli scatti più significativi dell’evento da esporre in un’eventuale mostra itinerante;
– produrre news, storytelling, tweet, post sull’evento;
– pubblicare tali contributi su una piattaforma che diventerà così un vero e proprio portale di informazione alimentato dai giovani;
– relazionarsi con i maggiori esponenti della narrativa e della poesia italiana, creando i presupposti per un confronto proficuo che li porti ad ampliare le loro conoscenze e a orientarli nelle scelte future;
– sperimentare, attraverso un lavoro di squadra e partendo dalle proprie conoscenze, come raggiungere l’obiettivo prefissato, dalla fase di elaborazione dell’idea alla sua realizzazione;
– formare il gruppo dei Teamager, con un coordinamento e l’attribuzione delle varie funzioni in base alla predisposizione e alle competenze di ognuno;
– interagire col team di Amabili Confini nel processo di avvicinamento all’evento e nel corso della rassegna, condividendo lo sviluppo e la gestione del progetto;
– esporre i risultati raggiunti e l’esperienza vissuta in una conferenza stampa da tenersi a settembre 2019.