Ecco il servizio del TGR Basilicata andato in onda il 21 maggio 2019 e dedicato alla quarta edizione di Amabili Confini, con interviste allo scrittore Eraldo Affinati e a Francesco Mongiello, ideatore del progetto:
Lo scorso anno mentre giravo con la Nikon fra i quartieri della città mi imbattei per caso in una delle manifestazioni di Amabili confini; incuriosito ascoltai per un po’ i brani di un racconto, e voci, libri, lingue. Per questo ho letto il programma, quest’anno, perché ricordavo quelle voci, le facce attente, le parole nelle strade decentrate che percorro ogni giorno; gli ho mandato uno dei miei racconti sulle periferie e così ho partecipato all’incontro con Eraldo Affinati nel quartiere di Villa Longo.
Organizzato bene: lo spazio, i tempi, il ritmo, le domande ficcanti di Antonella Ciervo, l’impegno di Saverio Ciccimarra, la grazia della lettura di Genoveffa Capuzzi, gli interventi di Maria Rosaria Salvatore, la regia meticolosa e il riserbo di Francesco Mongiello. La sala piena, attenta, silenziosa, puntuale, un sacco di gente di ogni età – incredibilmente – accorsa a parlare di libri, a smentire con il corpo la leggenda furbesca che il pubblico voglia solamente l’alienazione della monnezza tivvù, che la cultura sia patrimonio elitario di pochi eletti (?) al centro del mondo.
Non è vero: le periferie esistono solo nella mente di chi le crea, di chi discrimina, di chi disprezza, di chi, preda di ossessioni identitarie, assegna a sé il primo posto – io, bianco, ricco, mandato da dio – e ad altri il secondo, il terzo e l’ultimo: il margine, il bordo, l’inferno.
L’inferno.
La risalita dagli inferi ce l’hanno raccontata a Villa Longo due ragazzi sfuggiti agli orrori dell’Africa depredata dagli Europei, quelli a cui si è dato il nome di immigrati, il marchio dell’infamia, della diversità, della non-umanità, quelli che non hanno diritto neppure alla periferia, neppure al bordo estremo di un barcone sgonfio, quelli da non guardare, quelli che neppure si vuol vedere in giro, ritti alle soglie dei templi del dio-merce, con il cappello in mano. Quelli che con la sola presenza già disturbano la nostra quietitudine.
La felicità ce l’ha raccontata Alice Rondinone, una piccola scrittrice di 15 anni che guarda il mondo con la certezza che la felicità debba esserci per tutti, qui, in questa vita, nell’attesa di percorrerla tutta.
L’impegno quotidiano di avvicinarsi alle culture – perché più che LA cultura esistono LE culture – del mondo che dobbiamo incontrare e conoscere, ce lo ha raccontato Eraldo Affinati, scrittore, insegnante, costruttore di ponti.
La vita umana in ciascuno dei luoghi dove palpita, concepisce una sua cultura e ciascun mondo è un mondo fra i tanti mondi; i tempi della cultura dominante e di quella subalterna e di quelle che, relegate nell’infanzia, non hanno voce, devono finire, tramontare per sempre. La “tolleranza” verso chi ha fedi o culture diverse è paternalismo, è la superbia di chi presume una propria superiorità: la tolleranza è mistificazione. Infante, dal latino, è il muto, colui che non ha parola: quante sono le culture, i mondi cui non si dà parola?
Sembrano passati i tempi in cui i libri finiscono all’indice, al rogo, alla censura preventiva, in cui il pensiero non conforme è una minaccia e va colpito, fermato, arginato, irriso, spento. Ma non sono mai morti, quei tempi: il ricordarli ci serva a tenere a mente che leggere è rivoluzionario, leggere è conoscere, leggere è allargare il pensiero oltre i confini del proprio pianerottolo. Amabili confini mi è parso un forte laboratorio di propagazione del pensiero.
Siamo in un’epoca che alcuni scienziati, all’inizio del secondo millennio, hanno definito col termine suggestivo Antropocene: i cambiamenti sociali, politici, ambientali che un’azione compulsiva e spregiudicata dell’uomo ha prodotto nell’arco di decenni. Un’azione che pone al centro l’uomo e i suoi interessi, il profitto e lo sviluppo forsennato, che trova terreno fertile nel relativismo, in un individualismo non sorretto da principi etici e che deroga a qualsiasi elementare nozione di umanità. Se ne vedono le tracce e le sue più bieche manifestazioni ogni giorno, nelle derive del razzismo e della xenofobia, nel deteriorarsi dei rapporti umani, nell’allentarsi dei vincoli di mutualità, nell’offuscamento del concetto di vicinato, destinato ormai all’oblio.
Per ritrovare la speranza in un mondo migliore, per uscire dall’indifferenza che permea sempre di più i comportamenti degli individui, occorre partire dall’educazione e dalla formazione delle nuove generazioni, introiettando i diritti civili e di cittadinanza, inculcando nella pratica quotidiana il rispetto dell’altro, il senso del dovere e della responsabilità, il riconoscimento delle proprie qualità e dei meriti altrui; instillando il ruolo fondamentale e più alto che la Cultura dovrebbe assumere, quello di abbattere ogni discriminazione e disuguaglianza rimuovendo ogni ostacolo che possa impedire la crescita e la realizzazione personale, come recita l’art. 3 della Costituzione Italiana.
Il percorso formativo proposto dall’Associazione Amabili Confini, che ricalca le linee guida di molte sue attività, si iscrive nel tentativo di fornire agli studenti gli strumenti per interpretare meglio la realtà sottoponendola ad uno sguardo critico e più consapevole, rafforzare la loro identità e la loro autostima facendo emergere quelle vocazioni che spesso non vengono opportunamente decodificate restando nell’ombra, orientarli verso nuovi interessi allargando la sfera delle loro conoscenze, rafforzarli nella convinzione che le barriere di qualunque tipo vanno rimosse perché impediscono di guardare oltre pregiudicando una visione più chiara e obiettiva, e che riconoscere e rispettare le diversità permette di muoversi più agevolmente in un mondo multiculturale e multietnico; rafforzare il loro senso di appartenenza ad una comunità, termine ormai abusato dalla retorica pubblica, innescando connessioni e allacciando relazioni sociali con gli abitanti dei quartieri in cui si svolgeranno gli incontri della rassegna di cultura partecipata Amabili Confini, scoprendo al contempo il vero significato del termine condivisione, del tutto estraneo a quello affermatosi nei social ed entrato nel linguaggio comune.
Obiettivi
Gli studenti dovranno co-produrre una narrazione parallela a quella condotta dall’associazione promotrice dell’evento e che si concretizzerà nella creazione di un reportage e di un format che avrà come target di riferimento l’universo giovanile e come risultato finale un nuovo posizionamento del progetto nella fascia di età dai 16 ai 18 anni, superando una criticità emersa nelle precedenti edizioni. La rassegna Amabili Confini verrà, così, filtrata attraverso gli occhi dei ragazzi, descritta con le loro parole, rimodellata dalla loro creatività.
Gli studenti, nel percorso individuato, avranno la possibilità di:
– apprendere le tecniche principali su come strutturare e articolare un racconto breve mediante un lavoro di gruppo e con i testi prodotti partecipare ad Amabili Confini;
– acquisire le nozioni base sulle tecniche di ripresa e montaggio al fine di realizzare brevi filmati, videoclip e spot su Amabili Confini;
– intervistare i residenti dei per ricomporre frammenti di memoria del quartiere;
– individuare nuove modalità di interazione per favorire una maggiore partecipazione degli abitanti;
– scrivere un reportage mediante video-intervista ai migranti di Tolbà;
– realizzare un album fotografico con gli scatti più significativi dell’evento da esporre in un’eventuale mostra itinerante;
– produrre news, storytelling, tweet, post sull’evento;
– pubblicare tali contributi su una piattaforma che diventerà così un vero e proprio portale di informazione alimentato dai giovani;
– relazionarsi con i maggiori esponenti della narrativa e della poesia italiana, creando i presupposti per un confronto proficuo che li porti ad ampliare le loro conoscenze e a orientarli nelle scelte future;
– sperimentare, attraverso un lavoro di squadra e partendo dalle proprie conoscenze, come raggiungere l’obiettivo prefissato, dalla fase di elaborazione dell’idea alla sua realizzazione;
– formare il gruppo dei Teamager, con un coordinamento e l’attribuzione delle varie funzioni in base alla predisposizione e alle competenze di ognuno;
– interagire col team di Amabili Confini nel processo di avvicinamento all’evento e nel corso della rassegna, condividendo lo sviluppo e la gestione del progetto;
– esporre i risultati raggiunti e l’esperienza vissuta in una conferenza stampa da tenersi a settembre 2019.
Argomenti e relatori
L’EVOLUZIONE DEI LINGUAGGI E LA FUNZIONE DELLA SCRITTURA
a cura di ANTONELLA CIERVO (giornalista, scrittrice)
Linguaggio della comunicazione. Dai social alla politica: come scrivono gli italiani.
Suggerimenti su come affrontare la scrittura di un racconto breve. I partecipanti verranno suddivisi in gruppi di due persone che dovranno completare un testo sul tema Orizzonti, di cui verrà svelato l’incipit.
L’ERA DIGITALE
a cura di ROBERTA GIULIANO (web writing)
Panoramica sui social network: cosa sono, a cosa servono oggi, come si utilizzano, quali sono le principali piattaforme.
Panoramica su Facebook, Twitter e Instagram: come si sono evoluti nel tempo e quali sono, oggi, le potenzialità e gli usi.
Focus su Instagram: come utilizzarlo come microblog e narrazione live degli eventi.
Case history, a tema, più importanti: epic fail e epic win
LA PAROLA AI MIGRANTI
in collaborazione con TOLBA’
Politiche sull’immigrazione: cosa è cambiato la legge 132/2018 Decreto Sicurezza, nuove tipologie di permessi di soggiorno e l’accoglienza connessa, a cura di Serena Altamura (Tolbà)
Introduzione del fenomeno migratorio dei Minori Stranieri Non Accompagnati, a cura di Serena Altamura (Tolbà)
L’accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati nel Sistema di Protezione dei Rifugiati e Minori Stranieri Non Accompagnati (SIPROIMI), a cura di Serena Altamura (Tolbà)
Storie di migranti: il viaggio e i sogni. Conversazione con i minori dei centri di accoglienza, a cura di Enza Lacetera (coordinatrice Tolbà)
SU IL SIPARIO: COS’E’ IL TEATRO
a cura di Carla Latorre (attrice, vicepresidente Associazione Gutta)
Laboratori
Tornare bambini
Abitare le emozioni
Relazione con l’altro (empatia)
LA SETTIMA ARTE
a cura di Ivan Moliterni (Responsabile progettazione cultura e cinema del Comune di Matera)
Il ruolo sociale delle immagini e il loro utilizzo nell’ambito del cinema contemporaneo
Quali sono gli sbocchi professionali, partendo dall’esperienza diretta di Ivan Moliterni
COMUNICAZIONE DIGITALE
a cura di Emanuele Taccardi (videomaker)
Nozioni base sulle tecniche di ripresa e montaggio di un breve filmato
Teoria e pratica della post produzione: come si realizza un breve filmato o un videoclip
E il 16 e 17 maggio a Matera e Miglionico la letteratura torna nei quartieri con Eraldo Affinati
Un poeta premio Nobel, una donna amica, amante e musa ispiratrice, spie, carteggi segreti e un amore tormentato che sa di riscatto. È stato con un viaggio avvincente nel mondo oscuro di Boris Pasternak che, in un appassionante intreccio di vita e letteratura, Pierluigi Battista ha aperto nuovi “Orizzonti” al pubblico dell’Anteprima di “Amabili confini”. Il giornalista e scrittore, stimolato dalle domande di Simonetta Sciandivasci, ha parlato del suo ultimo libro “Il senso di colpa del dottor Zivago”, pubblicato dalla casa editrice La nave di Teseo.
Affabile, chiaro e diretto, Battista ha letteralmente calamitato l’attenzione dei lettori che hanno affollato l’incontro, nella Biblioteca provinciale Stigliani. Ed è così che, come fosse la cosa più naturale del mondo, il colloquio a due si è trasformato in una piacevole conversazione allargata. Pierluigi Battista non si è sottratto a nessuna delle numerose domande che gli sono state rivolte dal pubblico, dando vita a un vivace scambio di opinioni con qualcuno che aveva già letto il libro.
Un momento dell’anteprima di Amabili Confini 2019
Premiato con il Nobel nel 1958, Pasternak pagò le sue oscillazioni esistenziali con un paio di infarti, tuttavia Olga lo riscosse, accompagnò, a tratti guidò e spinse al compimento del capolavoro. Nel 1960, poco più di due anni dopo il successo mondiale del romanzo, l’autore morì nella sua dacia. Non ammessa in casa, Olga, resa immortale dal personaggio di Lara, lo vegliava dalla veranda, consapevole che avrebbe presto pagato per tutti e due. Venne, infatti, rispedita ai lavori forzati e fino al crollo dell’Urss non poté rivedersi nel magnifico volto cinematografico di Julie Christie che dal 1965 l’aveva trasformata in un mito del Novecento.
Il senso di colpa del dottor Zivago, l’ultimo libro di Pierluigi Battista
A introdurre tutti nell’atmosfera della Russia del regime sovietico è stata la lettura dell’incipit del libro, effettuata da Genoveffa Capuzzi, la “voce narrante” ufficiale di questa quarta edizione di Amabili confini. Lo spirito del progetto di rigenerazione sociale delle periferie di Matera, che anche quest’anno non usufruisce di finanziamenti pubblici ma si avvale del sostegno di partner privati, è stato illustrato invece da Francesco Mongiello, che ne è l’ideatore. In particolare, Mongiello si è soffermato sulla principale novità del 2019: la sezione “Amabili Alchimie” che coinvolge in una narrazione diffusa Miglionico, Montescaglioso, Irsina, Policoro, quattro comuni della provincia di Matera dove il venerdì verranno replicati gli incontri della rassegna. E, infine, spazio ai più giovani con “Amabili libri”: ogni venerdì mattina, per cinque settimane, lo scrittore ospite della rassegna parlerà del suo romanzo in un incontro organizzato e autogestito dagli studenti del liceo classico di Matera.
Prossimo appuntamento di Amabili Confini il 16 maggio a Matera e il 17 a Miglionico con Eraldo Affinati. Interviste, commenti e riflessioni a margine della rassegna andranno in onda, tutti i giovedì, dalle 22 alle 24, in diretta “Nel becco del gallo-Parole di notte” su Radio Radiosa.